A volte il lavoro regala emozioni difficilmente replicabili. Un misto tra stupore, adrenalina, stanchezza, fame, sete, sudore e imbarazzo. Si decolla!

Iniziamo con il cuoco Argentino conosciuto all'aeroporto di Monaco di Baviera. Una di quelle persone che non possono essere inquadrate in alcun sistema. Molti passaporti, uno per ogni evenienza e soprattutto per poter saltare da un luogo all'altro schivando la burocrazia. Ci siamo sentiti anche al rientro. Due messaggi vocali con whatsapp e poi... chi lo sa. Un soffio e via attraverso un'altra dogana con un nuovo passaporto.

Buenos Aires, città immersa nei contrasti. Strade enormi e spazi infiniti che affacciano il Rio de la Plata ma allo stesso tempo vicoli stretti, bui e angusti quasi terrificanti. E così, girato l'angolo, ecco una manifestazione con tamburi, flauti, bandiere, colori: "1492 El principio de la invasion y el genocidio mas grande de la historia que los estados actuales aun continuan. No maten a la madre tierra. Cuidemos toda forma de vita."

Le regioni interne sorvolate per ore senza intravedere alcuna forma di insediamento umano fino all'annuncio dell'imminente atterraggio e allora ecco una strada, poi una casa, poi un incrocio, due, tre... ed infine una città.

Lima ci accoglie all'aeroporto con una confusione che non ricordavo potesse esistere. L'assalto al taxi, la strada veso la città che sembra un sentiero di guerra appena bombardato e poi il "pisco sour" e il pollo fritto nel centro commerciale dietro l'albergo.

Il viaggio ha anche portato nel deserto, al tramonto. Luogo magico non lontano dall'oceano. Senza tempo e senza rumore solo il fruscio della sabbia che lenta sposta le maestose dune.